Tracciabilità a tavola con il sigillo “Consorzio Sigillo Italiano”, sostenibilità, qualità del prodotto e del benessere animale

Un certificato per valorizzare le carni italiane tramite un “bollino” di riconoscimento che garantirà ai consumatori tracciabilità, salubrità, una produzione nel pieno rispetto delle normative e degli animali allevati. Questo è l’obiettivo del Consorzio Sigillo Italiano, marchio riconosciuto dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali

A sostegno dei consumatori, dal 2019, è arrivato un
bollino che contraddistingue la carne italiana di qualità garantendone la tracciabilità. Ce ne vuole parlare?

Giuliano Marchesin, Direttore del Consorzio Sigillo Italiano

Molto volentieri, perché il bollino, oppure, come lo chiamiamo noi, logo di certificazione “Consorzio Sigillo Italiano”, rappresenta l’uscita dall’anonimato delle produzioni zootecniche, che non possono fregiarsi dei marchi europei DOP, IGP o STG.
Nel 2011 siamo riusciti ad ottenere un Decreto dal Mipaaf che ha istituito un Sistema di Qualità Nazionale Zootecnia, che è stato riconosciuto dalla Commissione europea. Ciò significa che il “bollino”, oltre a garantire la tracciabilità e la qualità del prodotto che lo riporta, certificata da un Organismo Terzo di Controllo e dal Ministero delle Politiche agricole, dà un’informazione immediata al consumatore, ovvero, che quello che sta per acquistare, è stato prodotto dagli allevatori italiani.
Purtroppo, la comunicazione mediatica che viene fatta dalla GDO, sembra che siano loro gli allevatori, poiché mettono il loro marchio privato (oggi definito la Marca del Distributore) mentre invece si limitano ad acquistare il prodotto, controllando che gli allevamenti seguano le loro regole (personalizzate per ogni catena) che, in realtà già i nostri applicano, anche senza bisogno di costosi protocolli privati, visto che la professionalità degli allevatori italiani è copiata in tutto il mondo.
Se il bollino Consorzio Sigillo Italiano, oggi presente sugli scaffali degli Ipermercati Il Gigante, entrerà anche nelle altre grandi catene, rappresenterà la svolta poiché, per quanto riguarda la carne bovina, considerato che ne importiamo il 47% dall’estero (una bistecca su due è “straniera”), sicuramente il consumatore premierà quella “nostrana” ed il tanto sospirato valore aggiunto consentirà ai nostri allevatori di coprire i costi di produzione, oggi alle stelle, per l’aumento dei prezzi di tutte le materie prime.

Il sigillo garantisce anche il rispetto delle condizioni di vita degli animali allevati?

Il Sigillo si sta evolvendo per superare la definizione di “benessere animale”, con un nuovo disciplinare di produzione, in linea con le attese dell’Europa esplicitate nella relazione “Farm To Fork”, denominato “Allevamenti Sostenibili” per garantire non solo il rispetto del benessere animale, che già tutte le aziende perseguono, certificato dal Ministero della Salute con il sistema ClassyFarm ma, soprattutto, tutti i tre livelli di sostenibilità: ambientale, sociale ed economica.
A fine novembre 2021 abbiamo presentato il disciplinare al Ministero delle politiche agricole, attualmente in discussione, che contiamo di applicare a tutte le aziende di produzione di carne, uova, pesce e latte, per apporre il bollino “Consorzio Sigillo Italiano – Allevamenti Sostenibili”. Non appena il disciplinare verrà approvato dal Mipaaf, verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale poi, trascorsi 30 giorni, verrà inviato dal Ministero dello Sviluppo economico alla Commissione europea per l’approvazione definitiva.
Su questa partita stiamo coinvolgendo anche le Associazioni Animaliste ed Ambientali per lavorare assieme sulle regole poiché lo scontro diretto che ogni giorno si legge sui social, anziché fare del bene agli animali ed all’ambiente, provoca inutili tensioni e le energie che potrebbero essere spese a sostegno, vengono dilapidate in inutili prese di posizione, slogan ed insulti.
Ricordiamoci tutti che i primi difensori del benessere animale e dell’ambiente sono gli allevatori, che sanno perfettamente che un animale che sta bene, fornirà una carne prelibata ed i reflui zootecnici sono una risorsa per produrre energia pulita e per ridurre l’uso dei concimi chimici nelle coltivazioni agricole.

Il sistema è basato su un decreto del Mipaaf che dà agli allevatori la possibilità di operare in base a determinati disciplinari. Quali?

Nel sito del Ministero sono esposti i disciplinari del “Vitellone e della Scottona allevati ai cereali”del “Fassone di Razza Piemontese”, del “Bovino Podolico al Pascolo”. “Uovo+ Qualità ai Cereali” e quello ittico “Acquacoltura Sostenibile”.
Quelli funzionanti, poiché hanno le aziende certificate in base alla normativa vigente, sono i primi due, quelli del “Vitellone” e del “Fassone” e speriamo che si attivino presto anche gli altri tre.
Nel sito web del Ministero (menù “Qualità” / “Sistema Qualità Nazionale Zootecnia”) sono visibili anche il disciplinare “Allevamenti Sostenibili”, attualmente in verifica ed altri non ancora approvati.

Come si fa ad aderire al Consorzio sigillo italiano?

Il Consorzio Sigillo Italiano è riconosciuto con Decreto dal Ministero delle politiche agricole e associa tutti i Capofiliera attivi nella gestione dei vari disciplinari e precisamente, i piemontesi di Asprocarne Piemonte, Consorzio Qualità Carni Piemonte, COALVI, i veneti di OP Azove, Op Scaligera, OP Unicarve, gli emiliani di OI Assoavi, i siciliani di OP Sicilia e le associazioni ittiche, AMA (Associazione Mediterranea Acquacoltura) e API (Associazione Piscicoltori Italiani).
Per aderire bisogna prima diventare Capofiliera certificato di uno dei disciplinari elencati e presentare domanda di ammissione al Consiglio.
Tutti i settori sono rappresentanti nel Consiglio ed essendo il marchio Consorzio Sigillo Italiano l’obiettivo della promozione, diventa molto facile gestire le attività per valorizzarlo.

La sensazione è che per i non addetti ai lavori si sappia ancora poco di questa opportunità. Come migliorare la comunicazione in un periodo in cui viceversa, le campagna
nutrizionali ed ambientalistiche tendono a penalizzare il consumo di carne?

Purtroppo si, il marchio è poco visibile perché ha iniziato da poco a muovere i primi passi ed il problema è rappresentato dalla esigua disponibilità economica per sostenerlo.
Al momento possiamo contare solo sulle risorse dei Piani di sviluppo rurale delle Regioni poiché il Ministero è “ingessato” dalle proteste di Greenpeace, che ogni “tre per due” si reca con qualche suo rappresentante davanti al Mipaaf, con striscioni al seguito per protestare contro la zootecnia. Agli amici Animalisti ed in particolare a quelli di Greenpeace che vorrebbero togliere i finanziamenti alla zootecnia per impoverirla, diciamo che stanno facendo l’esatto opposto di quella che dovrebbe essere la loro missione, ovvero, se un allevatore ha risorse economiche disponibili, le investe in tecnologia e qualità, di conseguenza, miglior benessere animale, alimentazione certificata, acqua pulita, allevamenti protetti da parassiti, da intemperie, con clima controllato e, se l’allevatore riesce a guadagnare, coprendo i costi di produzione, anziché aumentare la mandria, la diminuirà, andando proprio nella direzione che animalisti e ambientalisti perseguono.
Se riescono a capire questo assunto, dovrebbero allearsi con noi per migliorare il sistema di allevamento ed il loro timore di non fare proseliti (il motivo per cui alzano la voce) verrebbe fugato da nuove iscrizioni che arriverebbero sicuramente dal mondo zootecnico.
Riguardo i finanziamenti privati, da parte nostra stiamo cercando di far decollare l’Interprofessione, già costituita e riconosciuta (OI Intercarneitalia) che ci consentirebbe di effettuare dei prelievi “erga omnes” sui bovini commercializzati, per finanziare direttamente la promozione e valorizzazione delle nostre produzioni.
Pensi che i “cugini francesi”, che hanno l’Interprofessione (Interbev) attiva dagli anni 80, possono disporre di circa 40 milioni di euro privati, per operare sui fronti della comunicazione e sviluppo della loro zootecnia.

È un sigillo di tracciabilità e di qualità che può essere osservato dal consumatore per quanto riguarda la distribuzione piccola o grande che sia, ma che può essere preso in considerazione anche per la ristorazione?

Assolutamente sì! Tra l’altro, proprio in questi giorni sé aperto il dibattito sulla necessità di una legge che regoli la tracciabilità della carne nella ristorazione. Noi è dal 2017 che la stiamo chiedendo ed abbiamo anche presentato una proposta di legge in tal senso.
In Francia, la tracciabilità delle carni bovine nella ristorazione (Paesi di nascita, allevamento e macellazione), è obbligatoria dal 2002 e proprio in questi giorni la stanno estendendo, per legge, anche a tutte le altre produzioni zootecniche.
Il nostro sogno nel cassetto è di stringere accordi con la ristorazione italiana, affinché nei loro menù venga utilizzata la carne dei nostri allevatori, riconoscibile con il marchio Consorzio Sigillo Italiano. Se verrà capita la nostra proposta, siamo sicuri che i loro clienti aumenteranno poiché avranno la certezza della qualità del prodotto loro offerto e la tracciabilità.
Oggi quasi l’80% della carne servita nei ristoranti è estera e se lei chiede la provenienza, la prima risposta è … dal macellaio vicino, per poi scoprire, se pretende di vedere la tracciabilità scritta, che arriva direttamente dall’estero, ovviamente da dove costa meno.

Quando al supermercato il consumatore ha tra le mani il prodotto, quindi, a cosa deve fare attenzione?

Se non trova il nostro marchio Consorzio Sigillo Italiano, consigliamo di leggere attentamente l’etichetta, per capire la provenienza della carne poiché può essere prodotta in Paesi che non rispettano le regole europee. Tanto per fare un esempio, cito le trattative commerciali condotte dall’America di Trump con l’Europa, per la carne bovina, che hanno posto in chiaro, finalmente, che loro usano gli estrogeni per allevare i bovini mentre in Europa l’utilizzo è vietato e se qualcuno viene scoperto rischia il penale! Penso che questo basti per dedicare qualche secondo in più all’etichetta e, magari, chiedere al negoziante perché non ci sono esposti i prodotti con il marchio di certificazione “Consorzio Sigillo Italiano”.

Ambiente Magazine

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